RECENSIONE 'IL DIO DEI BOSCHI' DI LIZ MOORE - NNE EDITORE

18:00

 

Il dio dei boschi * Liz Moore * NNE editore * pagg. 544


È l’estate del 1975 quando Barbara Van Laar, adolescente problematica, scompare da Camp Emerson, il campo estivo fondato dalla sua ricca famiglia nel parco delle Adirondack. La notizia fa subito scalpore: anni prima anche suo fratello Bear è sparito nei boschi in circostanze misteriose, e non è mai stato ritrovato. La giovane investigatrice Judyta Luptack comprende subito che tutti nascondono qualcosa: gli uomini della famiglia, che ai tempi di Bear hanno tardato a chiamare i soccorsi; la madre dei ragazzi, incapace di riprendersi dal dolore; il capitano della polizia, che ancora una volta ha fretta di trovare un colpevole, e Tracy, l’unica amica di Barbara al campo e l’unica a conoscere i suoi movimenti segreti. Mentre le indagini procedono, passato e presente si intrecciano, mettendo in luce tradimenti, menzogne, conflitti e giochi di potere. In questo sontuoso romanzo, Liz Moore mescola thriller e dramma familiare, raccontando una comunità dove ricchezza e benessere diventano gabbie che imprigionano affetti, desideri e ambizioni. Con uno stile limpido e ammaliante, Il dio dei boschi si addentra nelle contraddizioni umane come nel folto di una foresta impenetrabile, e ci consegna un ritratto memorabile della giovinezza, dell’amicizia e delle seconde possibilità che la vita concede quando si ha il coraggio di cambiarne le regole.
Questo libro è per chi affida un desiderio inconfessato a una stella cadente, per chi ha amato Dio di illusioni di Donna Tartt, per chi durante una tempesta ha trovato rifugio tra i rami di un abete, e per chi ricorda con affetto quel momento della vita che è come prendere fiato prima di parlare: un’ultima, dolce pausa prima di rivelare al mondo la propria natura.


Provengo da due letture abbandonate; una per l'assenza di punteggiatura, l'altra per salti temporali improvvisi e non esplicitati. Potete quindi ben comprendere il mio sollievo quando mi sono trovata dinanzi a un romanzo con la punteggiatura (tutta!), con una mappa dei luoghi e indicazioni temporali ben precise.


Dagli anni cinquanta al 1975, la storia si muove nel parco delle Adirondack, nella zona settentrionale dello Stato di New York. Qui, ogni anno, si svolge il campo estivo fondato dalla famiglia Van Laar.

La storia si apre subito con la scomparsa proprio di una figlia dei Van Laar, Barbara. Dura situazione da digerire per i suoi genitori. Quattordici anni prima era scomparso Bear, suo fratello. Scomparso e mai più ritrovato. Le indagini si muovono subito e, tra diffidenze e poca collaborazione per quella che viene vista come l'intrusione della polizia nella vita di ricchi intoccabili, emerge la figura dell'investigatrice Judyta Luptack. Sarà la voglia dormiente di primeggiare, perché mai stata la prima in niente, Judy riesce a capire immediatamente che tra questa e la scomparsa di Bear, il fratello di Barbara, c'è un legame.


Il dio dei boschi si presenta come un romanzo corale, complesso per le diverse storie raccontate: un romanzo familiare che attutisce gli elementi di tensione e suspence tipici di un thriller.
Una storia che si lascia leggere per la sua scorrevolezza, ma che chiude con un finale alquanto prevedibile forse perché si viene condotti ad esso piano piano, scavando nelle vite di ciascuno dei protagonisti.

Qui il thriller è stato coniugato dalla Moor con il dramma di persone che vivono profonde solitudini e insoddisfazioni. L'abbinamento è stato vinto però da quest'ultimo aspetto e ha soffocato l'adrenalina come hanno sottolineato alcune recensioni.
Il riferimento poi, al dio dei boschi non l'ho visto se non nell'ambientazione. Volendo applicare una personale interpretazione, potrei vedere nella figura mitologica, l'unica capace di accogliere segreti e custodirli per poi svelarli nei tempi e nei modi giusti.

Potrei quindi definire questo mio approccio alla Moore non deludente, ma tiepido.





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