RECENSIONE 'VEGLIARE SU DI LEI' DI JEAN-BAPTISTE ANDREA - LA NAVE DI TESEO

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Vegliare su di lei * Jean-Baptiste Andrea * La Nave di Teseo * pagg. 480


Nel grande gioco del destino, Mimo sembra proprio aver ricevuto le carte sbagliate. Affetto da nanismo, nato in una famiglia di poveri immigrati italiani in Francia, perde il padre, scultore che gli aveva insegnato i rudimenti dell’arte, durante la prima guerra mondiale quando lui è ancora molto piccolo. Incapace di mantenere entrambi, la madre lo affida a uno “zio”, Alberto, in Italia, anche lui scultore, ma dedito più alla bottiglia che allo scalpello. Mimo, però, ha dalla sua un grandissimo talento per la scultura, coraggio e determinazione. Viola Orsini, invece, erede di una famiglia importante, tra le più potenti di tutta la Liguria, trascorre l’infanzia e l’adolescenza tra gli agi e le comodità, ma è troppo intelligente e ambiziosa per potersi rassegnare a vivere una vita di ozio e noia. Sin da bambina va contro le consuetudini tipiche della sua classe e sogna in grande. Mimo e Viola non si sarebbero mai dovuti incontrare, ma il destino è inintelligibile, e così, a tredici anni, si trovano, si sfiorano, si riconoscono e giurano solennemente di non lasciarsi mai. Su di loro, però, incombono le differenze di ceto, che sembrano precludergli ogni possibilità di stare insieme. Sullo sfondo, gli anni convulsi e turbolenti del primo conflitto mondiale, del dopoguerra, del fascismo e della liberazione, attraverso i quali Mimo e Viola saranno costretti a camminare, cercando di tenersi stretti l’uno all’altra, uniti da un legame incrollabile



Sono passati pochi anni dall'inizio del 1900 e la narrazione parte da una fine, quella di Michelangelo Vitaliani, detto Mimo, francese nato da immigrati italiani con una peculiarità: è affetto da nanismo. Ciò potrebbe essere ininfluente, ma siamo all'inizio del '900 quando la sua vita inizia e la sua attività da scultore non certo troverà vita facile negli anni a venire. Dal suo capezzale, in un convento assistito da monaci, Mimo ci racconta la sua esistenza: l'arrivo in Italia, l'incontro con la famiglia Orsini e, in particolare con Viola, figlia ribelle e anticonvenzionale con la quale si instaurerà una forte amicizia. 

Leggendo la trama del libro ero stata colpita dalle caratteristiche dei due protagonisti e da una liaison che li avrebbe coinvolti.
Sono entrambi personaggi dalla personalità forte che sfideranno il tempo e la Storia pur di affermarsi.  Mimo riuscirà a imporsi come scultore di grande talento ricevendo commissioni da Mussolini e dal Vaticano. Viola, considerata non del tutto a posto con la testa, perché parla con i morti, non fa nulla per screditare leggende costruite sulla sua persona. Anzi, questa sarà la corazza che le permetterà di sposare la propria libertà fino a quando non interverranno i fratelli per cercare di raddrizzare i binari che, agli occhi della società, erano decisamente storti. 
Due figure che si muovono in un contesto storico forte, che non lascia spazio a nessuno, figuriamoci a due personalità così marcate.
Certo chi tra i due è più penalizzato è sicuramente Viola, ma Anche Mimo, per altri versi, non avrà sentieri spianati.

L'amicizia, l'amore e l'arte sono temi trattati nel romanzo, ma la sensazione avuta è stata quella di leggere racconti uniti poi come un patchwork. È mancato quel collante che desse continuità alla storia e che facesse scattare in me un aggancio emozionale. Ho trovato poca introspezione per un romanzo che ne avrebbe avuto bisogno, ma soprattutto che aveva occasione, e più di una volta, di soffermarsi sulla psicologia degli attori coinvolti così da aumentare la sua attrattiva. I salti temporali poi, non annunciati da alcun titolo (i capitoli non li hanno), mi hanno disorientato e ciò, unito al poco coinvolgimento, ha trascinato la lettura per troppo tempo. Ho trovato poca psicologia e troppa superficialità nella descrizione di scene crude, purtroppo tipiche del momento storico, quasi da renderle qualcosa di ordinario. Sprazzi di approfondimenti, soprattutto descrittivi, degli ambienti e dei personaggi o delle sculture, hanno fatto nascere in me il dubbio di una stesura avvenuta a più mani. 

Una storia che poteva essere un grande romanzo, ma ha suscitato solo noia e rabbia per una grande occasione mancata!





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