RECENSIONE 'LA FABBRICA DELLE BAMBOLE' DI EILIZABETH MACNEAL - EINAUDI
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La fabbrica delle bambole * Elizabeth Macneal * Einaudi * pagg. 400 |
Una giovane donna che aspira a un futuro da artista. Un pittore preraffaellita in cerca di una nuova musa. Un sinistro tassidermista convinto di poter rendere immortale ciò che è unico. Alla Grande Esposizione di Londra del 1851 i loro destini si incontrano e cambiano per sempre. «Un racconto d'amore, arte e ossessione magnificamente evocativo». Giorno dopo giorno Iris Whittle siede nell'umido emporio di bambole di Mrs Salter e, china sui visi di porcellana in lavorazione, dipinge schiere di boccucce e occhietti tutti uguali. Ma la notte esce di soppiatto dal letto, scende in cantina, tira fuori colori e pennelli e riversa sulla carta la sua passione per la pittura. La tecnica è primitiva, certo, la famiglia e la società contrarie, e perfino la sua gemella Rose, un tempo sua complice ma ora esacerbata da un male che l'ha deturpata per sempre, le è ostile. E c'è quel leggero difetto della spalla a consigliarle di cercarsi un buon marito e accontentarsi di quel che ha. Ma lo spirito di Iris è indomito, la sua vocazione prepotente e, quanto alla presenza femminile nell'arte pittorica, non esiste forse il precedente di Lizzie Siddal, pittrice oltre che modella di John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti, esponenti di quella cosiddetta «Confraternita dei Preraffaelliti» che fa tanto parlare di sé? Quando Louis Frost, un altro membro della stessa cerchia, le chiede di posare per lui, Iris, in spregio a ogni convenzione del decoro vittoriano, accetta, ma solo in cambio di lezioni private di pittura. Per lei si aprono nuovi orizzonti: la libertà per sé e quelli che ama, da sua sorella Rose al generoso monello di strada Albie, l'arte, l'amore, molti incontri importanti, alcuni insospettati. Passeggiando in quella tumultuosa fucina di novità che è il cantiere per la Grande Esposizione di Hyde Park, la sua figura singolare cattura lo sguardo di un passante fra i molti. È Silas Reed, tassidermista di poco conto e grande ambizione, con un morboso attaccamento per le cose morte e una curiosa predilezione per ciò che è imperfetto.
Nel 1862 Londra è in fermento per la Grande Esposizione dove vennero presentati diversi ritrovati dell'industria e della tecnologia.
Attorno a questo grande evento si muovono le figure di Iris, addetta alla cura delle bambole di porcellana, ma con una passione per la pittura da tener segreta; Silas, tassidermista; Louis, pittore della corrente dei preraffaeliti e Albie, ragazzo di strada che ogni giorno cerca di racimolare qualche soldo per soddisfare un suo grande desiderio.
Le giornate passano tra atmosfere cupe che ritraggono bene le condizioni dei lavoratori e il forte divario sociale.
In Iris è forte il desiderio di riscatto da una condizione di forte dipendenza da una datrice di lavoro severa e da una sorella che, insieme ai genitori ha sempre deciso e segnato il corso della sua vita. Per tale motivo, quando le viene fatta la proposta di posare come modella, avendo in cambio lezioni di pittura, vede finalmente una via d'uscita. Il romanzo dalle tinte così scure, si riveste di una tinta di giallo quando il cammino di Iris viene ostacolato da Silas, ossessionato dalla figura della ragazza e non solo.
La lettura non mi ha però entusiasmato. Tranne le ultime pagine, il romanzo si è presentato con dei ritmi molto lenti. Spesso ho sfiorato la noia e l'idea di abbandonarlo. Dinanzi poi, a scene compiute dal tassidermista, ho provato un senso di repulsione.
Quando il ritmo poi ha iniziato a farsi più interessante, ero alle ultime pagine e da intrigante, il romanzo è diventato frettoloso e assolutamente deludente.
Non sono riuscita ad affezionarmi a nessun personaggio.
Ho apprezzato solo la tenacia di Albie e il suo amore verso la sorella.
Lentezza, prevedibilità della trama, personaggi descritti in modo poco accattivante, mi portano a dare un giudizio negativo.
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