RECENSIONE 'IL SENTIERO SELVATICO' DI MATTEO RIGHETTO - FELTRINELLI

14:00

Il sentiero selvatico * Matteo Righetto * Feltrinelli * pagg.240

 


Piove da più di un mese a Larzonèi. Nel paesino ai piedi delle Dolomiti bellunesi gli anziani giurano di non aver mai visto cadere dal cielo tanta acqua. E sotto l’acqua si riuniscono il 2 novembre del 1913 per la messa del giorno dei morti. Ci sono tutte le famiglie della zona, anche i Thaler, con la loro unica figlia di sei anni, Katharina. D’improvviso e inspiegabilmente, nel mezzo della liturgia, la bimba sparisce nel nulla. Il paese intero la cerca tra i boschi per tutta la notte, invano. La piccola Tina riappare da sola il giorno dopo, proprio quando finalmente cessa la pioggia. Sta bene, ma non ricorda nulla di quel che le è accaduto, e tra i paesani cominciano a correre strane e malevole voci. Presto per tutti Tina diventa la strìa, la strega che è stata rapita dai morti, che ha conosciuto il diavolo. L’unico rifugio, il luogo dove trova pace e sicurezza, è il monte Pore con i suoi boschi, i torrenti e gli animali selvatici che lo rendono vivo. Tina Thaler è già una leggenda, una vecchia cacciatrice che vive sulla montagna, quando la incontriamo ne "La stanza delle mele". In queste pagine ci addentriamo nella sua vita, a ritroso nel tempo, fino a scoprire i misteri che la avvolgono e le scelte coraggiose che la portano ad essere la guardiana della natura dolomitica, come uno spirito antico che cammina per prati e vette e che, come gli animali selvatici, si lascia vedere solo se è lei a deciderlo.



Righetto ci porta, con Il sentiero selvatico, ad approfondire una figura già nota ai lettori del precedente romanzo, La stanza delle mele : Tina Thaler. Ci troviamo a Larzonèi, in ladino Larcioniei, ai piedi delle Dolomiti, in provincia di Belluno. Qui il giorno dei morti, sotto una pioggia che da più di un mese non si stanca di cadere, Tina scompare, ma il giorno dopo riappare e da lì la vita di Tina e di tutta la comunità cambia.

L'elemento "natura" fa da padrona nel romanzo. spesso con degli accenti che danno vita a una sorta di realismo magico. Il bosco con la sua vita risulta in stretta simbiosi con Tina. La connessione è viscerale.
Per come si sviluppa la storia, quest'aspetto così intimo tra Katharina e la natura ha una forte impronta all'inizio e al termine del libro, quasi come due parentesi che accolgono tra sé un'altra storia, ma senza oscurare mai le peculiarità di Tina. 
Ciò che contengono è lo scenario storico in cui la vita di Katharina dovrà recitare il suo copione: la prima guerra mondiale con la disfatta di Caporetto e la firma dell'armistizio con l'Austria. 
Una firma per cancellare identità, una firma per cancellare la storia di popoli, tra cui quella dei ladini di cui Tina, con la sua famiglia, ne faceva parte con il suo essere.

Noi non siamo austriaci né italiani. Nos son ladins! Lo siamo sempre stati e lo saremo sempre. Queste montagne appartengono a noi, sono sangue del nostro sangue. Nessuno potrà mai togliercele

La Storia e la Natura.
Delimitazioni fisiche naturali segnano il destino di popoli di confine. Destino comune deciso a tavolino. Nella natura Tina vuole dare ascolto e ritrovare l'identità flagellata da accordi politici; in quella natura si odono messaggi dì pace, di fratellanza. Si ammira la possibilità di coesistenza serena tra le diversità.
La natura parla, insegna, ma occorre ascoltarla e, perciò, fare silenzio.

E non è allora lo stesso Dio dei ladini e dei tirolesi e degli italiani e di tutte le persone di questo mondo? Ma se gli uomini non riescono a capirsi, come possono comprendere questo? Dio si trova nella natura, in ogni suo dettaglio


Aver letto questo romanzo mentre percorrevo sentieri tra i boschi delle Dolomiti, a stretto contatto con la natura e con i tirolesi, in questo caso, mi ha portato ad essere ancora più coinvolta nella storia di Tina e a rispettare maggiormente quei posti che accoglievano i miei passi. Anche peculiarità del popolo che da tante estati mi ospita e che, per mia ignoranza non ho mai compreso, ora sono state viste con occhi diversi e hanno fatto nascere in me la voglia di approfondire la questione di questi popoli di confine.  

Righetto si conferma per me un  autore che tratta, storia e natura, con grande rispetto, ma che urla la necessità di vedere la Natura come madre e padre da rispettare entrando in sintonia con essa. 

Il mio "io" con la natura deve avere la "i" minuscola.




You Might Also Like

0 comments