RECENSIONE 'IL CUORE È UNO ZINGARO' DI LUCA BIANCHINI - MONDADORI

14:00

 

Il cuore è uno zingaro * Luca Bianchini * Mondadori * pagg. 228

Il maresciallo Gino Clemente avrebbe immaginato tutto tranne che doversi trasferire dalla sua amata Polignano a Bressanone, in Alto Adige, a pochi chilometri dall'Austria, dove molti parlano tedesco e la gente cena alle sette di sera. Per cercare di integrarsi nella comunità altoatesina si muove in mountain bike, mentre l'inseparabile moglie Felicetta si dà al giardinaggio nella loro nuova casa, con risultati altalenanti. A rallegrare la permanenza al Nord è il ritorno inatteso di una vecchia gloria della musica pop italiana: Gabriel Manero, noto per aver scritto nel 1983 il suo unico grande successo – Todo corazón – che li aveva fatti innamorare. Il cantante, originario proprio di quella città dove non si esibisce da quarant'anni, viene invitato a inaugurare la Casa del luppolo, la birreria gestita dalla biondissima Barbara Kessler, e il suo concerto chiama a raccolta tutti gli abitanti dei dintorni. È l'occasione per un tuffo nel passato: molti fra i presenti lo conoscono dai tempi dei Righeira, e lui dopo l'esibizione decide di festeggiare questa rimpatriata nella sua eccentrica villa. Tutto sembra andare per il meglio ma, tra lo sconcerto generale, la mattina seguente Gabriel viene trovato senza vita sulle scale di casa. Si tratta di una caduta accidentale oppure no? Sarà il maresciallo Clemente, aiutato dalla moglie, dal cane Brinkley e dal proprio formidabile intuito a risolvere quello che sembra un enigma incomprensibile. A sostenerlo nell'impresa ci sono il brigadiere Guglielmotto, un intraprendente piemontese dai denti che "più bianchi non si può", e il suo storico braccio destro Agata De Razza, che a Bressanone è di casa e lì ha lasciato un grande amore. Tra vecchie canzoni e indizi difficili da decifrare, il maresciallo resta fedele a se stesso e scopre l'anima inquieta e vibrante di un paese che alcuni chiamano Brixen e che fino a quel momento sembrava molto, troppo tranquillo.


Per continuare le atmosfere di una vacanza ormai giunta al termine, ho voluto leggere l'ultimo libro di Bianchini.
Una volta conosciuta la trama ho decisamente programmato la lettura per questo periodo estivo considerando soprattutto che i luoghi in cui è ambientata la storia erano gli stessi in cui avrei trascorso le mie ferie. 
Mi sono identificata molto in Clemente e Felicetta, meridionali trapiantati nell'estremo nord per causa di forza maggiore. Mi sono rivista nell'analisi delle peculiarità dei sudtirolesi che, in questo caso , si trovano a dover convivere con il maresciallo alle prese con un'indagine per omicidio che potrebbe cancellare quel neo sul suo curriculum e che l'ha portato ad essere forzatamente trapiantato altrove, come una stella alpina estirpata dal suo habitat naturale. Felicetta poi è l'immagine della moglie saggia e silenziosa consigliera che sa parlare sempre al momento giusto. 
Una storia tinta di un leggero giallo perché anche se c'è un assassino da scoprire, la serietà è smorzata dalla penna di Bianchini che, enfatizzando caratteristiche tipiche dei personaggi, ha suscitato in me ilarità più di una volta. 

Sarà stata l'ambientazione scelta, dalla quale io risulto molto affascinata,  che mi ha fatto scorrere le pagine con un senso di morbido coinvolgimento, reso ancor più soffice dalla storia tenera di Clemente e Felicetta.
L'assassino l'ho capito subito, ma il piacere di leggere ancora di personaggi con connotazioni ben marcate, non è stato tolto.
Qui non è stato per me fondamentale capire l'autore dell'omicidio, ma rimanere tra le vie di Bressanone e osservare i suoi simpatici abitanti.






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