RECENSIONE 'COME L'ARANCIO AMARO' DI MILENA PALMINTERI' - BOMPIANI

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Come l'arancio amaro * Milena Palminteri * Bompiani * pagg. 448





Agrigento, 1960. Carlotta ha trentasei anni ed è convinta che nessuna persona amata possa rimanerle vicino: suo padre è morto la notte in cui lei nasceva, la sua adorata bambinaia se n'è andata quando lei era piccola e sua madre è sempre stata simile a un'algida istitutrice. Cresciuta durante il Ventennio e la guerra in una Sicilia dove da sempre tutto cambia per rimanere immutato, Carlotta ha imparato che il solo modo per non soffrire è annoiarsi con pazienza. Così, dopo gli studi di legge, anziché lottare per diventare avvocato si è rinchiusa a lavorare all'Archivio notarile.
Ma il destino ci insegue anche se noi ci nascondiamo: è proprio uno dei polverosi documenti dell'Archivio a rivelarle la terribile accusa rivolta da sua nonna paterna a sua madre, di non averla partorita ma comprata. Carlotta comincia un'indagine che la porterà a scoprire le radici della rabbia e della sete che per tanti anni ha cercato di mettere a tacere. Sarraca (Agrigento), 1924. È inutile essere giovane e piena di progetti, se sei nata nel tempo sbagliato. Mentre da Roma scende l'onda nera del fascismo, la diafana Nardina sposa il nobile Carlo Cangialosi ma non riesce a rimanere incinta, e questa colpa si allunga su di lei come un'ombra. E la bellissima e selvatica Sabedda, umile serva, si trova in grembo un figlio che non potrà sfamare. I percorsi di queste due ragazze si intrecceranno grazie al piano scellerato ordito da Bastiana, madre di Nardina, e dal campiere don Calogero, in odore di mafia. Milena Palminteri esordisce con un romanzo generoso, sostenuto da una lingua ricca di sfumature, popolato di personaggi memorabili per la dolente fierezza con cui abbracciano i propri destini.




Su due orizzonti temporali si svolge la storia di Carlotta e del suo passato: 1960 e 1924.
Il ritorno alle sue radici si rende necessario e vitale per fare chiarezza sulle sue origini, dopo aver trovato un documento che mette in dubbio che Nardina Aricò sia la sua vera madre.
Inizia la sua ricerca della verità e noi, con lei, ritorniamo nel passato per conoscere la storia vera.
Dopo aver saputo subito dell'amara e destabilizzante scoperta, veniamo calati nella Sicilia degli anni '20 quando i venti del fascismo iniziano a soffiare e a far sentire la loro durezza. 
I grandi proprietari terrieri temono per le loro proprietà.
Lo scenario storico è chiaro e su questo palcoscenico arso dal sole quasi africano e che si abbatte violento sulle grandi tenute, si muovono personaggi dal carattere forte e deciso.
Gli eventi, che rappresentano manna scesa dal cielo per salvare reputazioni minate nella loro integrità, saranno gli intrecci che Carlotta dovrà sbrogliare grazie all'aiuto di quello zio che zio non è, ma "il rispetto e l'affetto si manifestano pure così".


La Palminteri, in questo romanzo dì esordio, mi ha completamente avvolta nell'atmosfera degli anni '20 siciliani. Descrizioni puntuali, degli ambienti e dei personaggi, preparavano le scene con dialoghi in dialetto siciliano. La scrupolosità con cui ha narrato scenario e attori ha dato vita a un dipinto chiaro, distinto. La lingua a volte è stata una brezza leggera, altre un vento gagliardo, ma sempre musica per le orecchie e mai rumore fastidioso. Il dizionario, posto al termine del testo è stato d'aiuto in alcuni momenti, ma anche laddove il termine non era completamente chiaro, il quadro in cui era inserito appariva talmente evidente e ben delineato che tutto è stato sempre comprensibile.


La scrittrice mi ha letteralmente ammaliato per la sua penna e per una storia che non ha avuto per me difetti. Completa e mai noiosa.
Una storia dove la figura femminile emerge forte, fa da padrona anche laddove, apparentemente, è l'uomo che comanda.


E l'arancio amaro rappresenta alla perfezione tutto ciò:
Nessun albero come l'arancio amaro merita il nome di pianta madre: impavida, resiste a tutte le temperature per compiere la sua missione, rendere forte e rigogliosa la nuova pianta che è altra da lei eppure da lei germoglia. 

 

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