RECENSIONE 'RESTA CON ME' DI ELIZABETH STROUT- FAZI
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Resta con me * Elizabeth Strout * Fazi editore * pagg. 384 |
Tyler Caskey è una presenza insolita per la comunità di West Arinett. È giovane e i suoi sermoni sono brillanti, frutto di una preparazione e di una sensibilità fuori dal comune. Ed è diverso dalle precedenti guide spirituali che i fedeli hanno conosciuto perché ha carisma, e una moglie di grande bellezza e sensualità accanto. Quasi uno schiaffo di vitalità per tutta la cittadina. Eppure un giorno tutto può cambiare, l'attrazione trasformarsi in sospetto e maldicenza. La giovane signora Caskey muore. Una morte che travolgerà il marito e le loro bambine in modo irreversibile.
La figlia maggiore, Katherine, di appena cinque anni, smette di parlare chiudendosi in un silenzio impenetrabile; Tyler non trova più le parole adatte in chiesa, né alcuna misericordia per chi si rivela ottuso, arido, distante. Cosa resta, quindi, del conforto religioso? È vero, sono i conformisti anni Cinquanta, e West Annett è nel Maine, una terra di antichi pionieri rigidamente protestanti. Ma "Resta con me" si dilata oltre ogni confine e ci conduce nelle pieghe più oscure dei rapporti affettivi, lì dove ogni perdita può rivoluzionare una vita. Scendere, per risalire più in alto: questa è Elizabeth Strout, nella sua scrittura puntuale, nei chiaroscuri emozionali, e in quello sguardo sul mondo nel quale dilaga ancora, inaspettata e dunque più preziosa, l'eco di un'imperscrutabile salvezza.
Conobbi la Strout diversi anni fa, quando mi approcciai alla sua scrittura, conoscendo Olive Kitteridge. Apprezzai molto il suo stile.
Dopo diversi anni, spinta dalla voglia di zittire quella vocina che sento ogni qualvolta passo davanti alla libreria ("lggimi, leggimi"), ho rispolverato il successivo romanzo dell'autrice, 'Resta con me'.
Ci troviamo, negli anni '50, nel Maine, in particolare a West Annett.
In questa piccola comunità, a guidare le pecorelle smarrite, c'è Tylor Caskey, reverendo travolto dalla morte della giovane moglie e trovatosi improvvisamente a dover crescere due figlie piccole.
Una perdita, quella del reverendo, che viene da tutti, Tylor compreso, vissuta come tutti si aspettano che la viva una guida spirituale: con un'accettazione supina della volontà di Dio, la vita continua e deve continuare con la sua normale routine.
In maniera ordinaria viene vissuto il silenzio della primogenita del reverendo.
In modo del tutto naturale viene vista l'incapacità di Taylor di rivolgersi ai suoi fedeli senza proferire parole che non si sa a chi sono destinate.
Tutto ciò rappresenta invece humus sul quale fare proliferare il vociare pettegolo di una comunità che, più che comprendere (cum + prehendere) il dolore altrui, non esita a puntare il dito per ergersi a giudice della vita degli altri
La Strout ha ambientato negli anni '50 una storia che è di grandissima attualità.
In maniera soft evidenzia il dramma interiore di un uomo che si è scoperto nudo e debole dinanzi ad una croce che credeva, per la sua istruzione, naturalmente affrontabile e superabile.
La scrittrice mi ha confermato quel suo talento nel raccontare una storia burrascosa, psicologicamente parlando, cullandomi su un'amaca. Dopo quello che sembra essere stato un sonno ristoratore, mi sono trovata invece dinanzi a questioni altamente inquiete.
Non ci sono vortici nei quali mi sia sentita catapultata. La sensazione è stata quella di essere accompagnata da una penna che, delicatamente, senza strappi o lacerazioni, ha saputo penetrare la parte più profonda dell'io del protagonista.
Un piacevole ritorno tra le righe della Strout.
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