RECENSIONE 'CAMBIARE L'ACQUA AI FIORI' DI VALÉRIE PERRIN - E/O

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Cambiare l'acqua ai fiori * Valérie Perrin * e/o pagg. 480




Violette Toussaint è guardiana di un cimitero di una cittadina della Borgogna. Ricorda un po’ Renée, la protagonista dell’Eleganza del riccio, perché come lei nasconde dietro un’apparenza sciatta una grande personalità e una storia piena di misteri. Durante le visite ai loro cari, tante persone vengono a trovare nella sua casetta questa bella donna, solare, dal cuore grande, che ha sempre una parola gentile per tutti, è sempre pronta a offrire un caffè caldo o un cordiale. Un giorno un poliziotto arrivato da Marsiglia si presenta con una strana richiesta: sua madre, recentemente scomparsa, ha espresso la volontà di essere sepolta in quel lontano paesino nella tomba di uno sconosciuto signore del posto. Da quel momento le cose prendono una piega inattesa, emergono legami fino allora taciuti tra vivi e morti e certe anime che parevano nere si rivelano luminose.



Primo romanzo che leggo della Perrin e, in base alle recensioni di persone di cui mi fido, per ora sarà il solo.

L'autrice francese ci narra di Violette Touissante, donna da un passato non facilissimo,  ma che grazie soprattutto al suo carattere è stata in grado di affrontare.

La conosciamo come guardiana di un cimitero dopo essere stata custode di un passaggio a livello con suo marito.
La vita che svolge tra esequie, lapidi e manutenzioni varie non è per niente noiosa e non per presunti fantasmi o leggende di donne suicide che vagano in cerca di pace.

Violette non è annoiata e la sua storia non ha annoiato neanche me.
Questo della Perrin è un romanzo travestito molto bene con gli abiti di una storia qualunque o già letta. Un travestimento che viene smascherato piano piano per farci trovare dinanzi a misteri, dolori e anche una lieve tinta di giallo.

Tutto viene sviscerato, facendo salti temporali nel passato. Quel passato che ha tanto dato a Violette, ma ha anche tolto.

Violette non vorrebbe riaprire l'armadio dei suoi anni già vissuti, ma le coincidenze porteranno a riprendere i vestiti dismessi.

Le righe sono scivolate via dinanzi ai miei occhi e mi è sembrato di navigare dentro l'anima di Violette tanto profondo è stato l'aspetto trattato dal punto di vista psicologico della protagonista.

Il tema della morte spesso nei romanzi, se non trattato in un determinato modo, può far nascere sentimenti di tristezza fine a sé stessa o depressione.

Qui, quasi inconsciamente, ho letto di lutto, della sua elaborazione, ma anche di una grande voglia di rinascita.

Cambiare l'acqua ai fiori è quell'attività che i vivi fanno per continuare ad occuparsi di chi non c'è più, ma è anche quell'atto che dimostra la voglia di vita, di speranza, di nuovi inizi, con la consapevolezza però che i fiori recisi, prima o poi andranno sostituiti.

La morte è sempre presente, ovunque. Non ci si pensa mai davvero, sennò si diventa pazzi.

La quarta di copertina lo definisce " un romanzo sensibile" e su questo sono pienamente d'accordo, ma non concordo sul fatto che sia un "libro che vi porta dalle lacrime alle risate con personaggi divertenti e commoventi".
Di divertente non ho trovato nulla. Ci sono personaggi che ruotano attorno a Violette, ma hanno suscitato in me un sorriso e non una risata.
La Perrin ha dato vita a una grande donna in grado di superare grandi dolori, di tacere e accettare ingiustizie, dando l'impressione di una grande ingenuità, mentre la sua storia mi ha insegnato che la sua, era maturità.




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