Recensione 'Il rumore delle cose nuove' di Paolo Genovese - Einaudi
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Il rumore delle cose nuove * Paolo Genovese * Einaudi * pagg.368 |
La soddisfazione illecita di una curiosità trascina le vite di sette persone in un vortice che le avvolge, le incastra, le fa scontrare. Mentre ogni residuo di normalità viene eroso dalla forza dirompente dei segreti: alcuni piccoli, altri insostenibili, ciascuno col proprio rumore. Andrea è un fotografo, Andreina un’infermiera, e se oggi Andrea è ancora vivo è perché Andreina gli ha donato un pezzo di sé. Umberto al lavoro allevia il dolore e a casa lo infligge ad Alba, che aveva sogni semplici e ora ha smesso di sognare. Ralph di mestiere riproduce suoni, Viola è un’attrice che ha scelto di recitare anche nella vita. E poi c’è Mirko, che ha dieci anni ma fa tanto rumore. Tre famiglie, che per anni si sono sfiorate nelle strade di Milano senza conoscersi, trascorrono le loro esistenze fra rancori, bugie e momenti di felicità finché un incontro imprevisto non stravolge tutto. Allora il caos prende il sopravvento sul fragile equilibrio che le regge e rischia di spazzarle via.
È una domanda difficile quella che Genovese pone a inizio di questa sua ultima opera. Una domanda che credo assuma per ciascuno di noi una risposta diversa o almeno è quello che credo di aver capito al termine della lettura perché il rumore che fa la morte può essere l'ultimo rumore che ascoltiamo.
Non vi dico se i protagonisti del romanzo avranno modo di ascoltare questo suono, ma di certo la loro vita non è una vita silenziosa. E non parlo dei rumori esterni, quelli di tutti i giorni, quelli che fanno delle loro esistenze, un tempo di stress. Mi riferisco al rumore che fanno i loro pensieri, i loro desideri, le loro paure, i loro segreti.
Ci troviamo dinanzi al destino di tre famiglie, di sette persone apparentemente divise tra loro, ma che, per delle enormi coincidenze, si vedranno intrecciate come tralci di vite.
L'impronta da regista è evidente. I brevi capitoli, come cambi di scena e inquadrature spostano la nostra attenzione da un punto a un altro, da un segreto all'altro. Il desiderio di sapere, affiancato dalla voglia pazza di picchiare almeno uno dei protagonisti mi ha portato ad andare avanti nella lettura, ma...c'è un ma!
I contenuti così dettagliati di alcune scene mi hanno dato molto fastidio e hanno rappresentato un "mini-blocco del lettore" e ho dovuto sempre fare fatica per riprendere e andare avanti. Sicuramente hanno rappresentato in maniera energica una valvola di sfogo necessaria per le vite dei personaggi o una sorta di affermazione delle proprie individualità, ma a mio avviso lasciar intendere queste situazioni piuttosto che esplicitarle avrebbe rivestito di un'intimità più delicata, sensuale. L'avrei apprezzata maggiormente.
Ho avuto conferma della grande capacità di Genovese di saper rappresentare la vita e le sue mille sfaccettature. Qui ogni coppia identifica uno status, ogni membro delle tre famiglie un modo di essere e vivere un destino.
Nello scrivere questa recensione e, al suo termine, credo di aver capito cosa può aver influenzato la mia lettura tanto da non renderla scorrevole.
Penso che il caos dei protagonisti sia lo stesso caos che caratterizza la ma mente in questo periodo. Avrei dovuto fare molto silenzio e liberarmi soprattutto dell'ansia che più di ogni altra cosa, fa tanto rumore. Così, mi sento di consigliare questo romanzo a chi è in grado di spegnere il proprio caos per concentrarsi su quello di Andrea, Andreina, Alba, Umberto, Ralph e Viola. Magari in uno di quei rumori si può trovare il proprio, riconoscerlo e forse conviverci, ma vi auguro di non farvi sopraffare.
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