Recensione Sono Tornato per te di Lorenzo Marone - Einaudi
07:45
Sono tornato per te * Lorenzo Marone * Rizzoli * pagg. 272 |
La memoria per chi sa custodirla, è essa stessa radici, restituisce la vita a ciò che non c'è più, a chi non c'è più
Un romanzo che smuove una terra arida di umanità, per far emergere dalle viscere storie di uomini che ormai sembrano confinati in un tempo che non sarebbe più dovuto esistere, non può che contribuire a scuoterci per renderci conto dell'abisso in cui stiamo cadendo. L'attualità ce lo dimostra.
Il rischio di banalità e ripetizione di ciò che abbiamo già da tempo letto e riletto era forte, ma il trattare un aspetto che non conoscevo affatto e la penna di un grande scrittore come Marone lo hanno assolutamente evitato. L'elemento originale a cui faccio riferimento è quello dello sport e, in particolare, del pugilato nei campi di concentramento. Al Fuhrer piaceva infatti, perché incarnava la forza e i bicipiti e pettorali così vigorosi rappresentavano bene la razza ariana.
SONO TORNATO PER TE ci racconta proprio la storia di chi sul ring ha potuto sfogare la propria rabbia e urlare il proprio dolore, ma senza la libertà di emettere un grido: Cono Trezza.
Cono, chiamato anche Galletta perché vivace e impertinente, vive i suoi giorni a Monte Rianu, piccolo borgo nella Campania del sud, ai confini con la Basilicata. Siamo quasi alla fine degli anni '30. Figlio di contadini a cui era stata affidata la gestione di un piccolo podere, segue un destino già scritto, ma per lui non pesante da accettare. Aiutare suo padre era naturale e appagante. Altra felicità non c'era fino al giorno in cui, ne scoprì un'altra di felicità: quella che risiedeva negli occhi di Serenella, quindicenne sbocciata da un giorno all'altro e da cogliere subito, prima che la prepotenza e l'arroganza di Romano, figlio del podestà, potesse strapparlo dal terreno dell'innocenza.
I Trezza sono una famiglia che, come diverse nel paese, non avevano sposato affatto l'ideologia fascista, ma per il quieto vivere e per assicurarsi il sostentamento quotidiano, tenevano tutto dentro così come il dolore, la sofferenza per i lutti che avevano colpito Giuseppe e Rosa Trezza. La loro non era però un'accettazione supina e ben lo dimostra la difesa nei confronti del figlio quando, dinanzi alla tracotanza di Romano, farà venire fuori la sua forza.
E dopo i giorni segnati dal silenzio di una neve fitta scesa per far riposare i campi, o quelli in cui a suonare era la musica del vento nel mare d'erba pronto a ballare la sua ultima danza prima di mutare colore e volgere il capo alle mietitrici, arrivarono i giorni colorati di nero dalle camicie dei fascisti e di rosso per il sangue che iniziò a sporcare i manganelli dei prepotenti.
Per Cono il servizio militare sarà la salvezza, ma anche il corridoio che lo porterà a solcare l'ingresso in un campo di concentramento.
Nel campo Cono era entrato per la prima volta in un punto morto di una notte trasparente come vetro, una di quelle notti in cui i presentimenti s'affacciano nel cuore, il silenzio del cosmo sovrasta la terra dall'alto e l'uomo si accorge di essere una cosa minuscola
Con una rabbia dentro di me che si è accumulata pagina dopo pagina, la lettura è andata avanti. Si placava solo dinanzi alle descrizioni dettagliate di ambienti o situazioni. Volevo gustare le parole che riuscivano a rendere ora poesia d'amore, ora poesia tragica i vari momenti.
Quando poi è iniziata la seconda parte, tutto si è fatto più struggente. Entra nella vita di Cono, Palermo, compagno di prigionia che lo sosterrà non proferendo mai un lamento, ma solo consigli volti a spronarlo e a non fargli perdere i ricordi a cui aggrapparsi per andare avanti.
Il cuore si è stretto ancor di più e le lacrime hanno iniziate a scendere. In esse hanno navigato le parole scritte in modo quasi da evitare di scagliare altri pugni ad un muro fatto di Storia già scritta con un finale immutabile; parole che non vogliono far dimenticare, ma non desiderano altra violenza; parole che alleviano il dolore atroce di morti insensate:
Morire è solo non essere più visti
Parole di una penna mossa da colui il quale si può definire uno dei più grandi scrittori italiani e che, ancora una volta, ci ha omaggiato di una storia, purtroppo, perfetta.
0 comments