RECENSIONE: L'interprete di Annette Hesse- Beat edizioni

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L'interprete * Annette Hesse * Beat edizioni * pagg. 315



Francoforte, 1963. Durante il processo che vede Fritz Bauer indagare sulle responsabilità di alcuni membri del personale del campo di concentramento di Auschwitz, Eva Bruhns viene assunta come interprete dal polacco degli interrogatori dei testimoni. I suoi genitori, proprietari del ristorante Deutsches Haus, (Casa Tedesca), si mostrano decisamente contrari alla carriera scelta dalla figlia, così come lo stesso fidanzato di Eva, Jürgen, ancorato alla convinzione che una donna non debba lavorare se il futuro marito si può permettere di mantenerla. Ma la giovane, vinta dalla curiosità e dalla passione, accetta comunque il lavoro. Eva è figlia di un omertoso dopoguerra, di un boom economico in cui si è disperatamente tentato di seppellire il passato. Ascoltando le scioccanti testimonianze dei processi, però, il suo pensiero corre continuamente ai genitori e ai motivi per cui nella sua famiglia non si parla mai della guerra e di ciò che accadde. Perché sono tutti così restii ad affrontare l'argomento? Lentamente Eva si rende conto che non solo i colpevoli sono stati colpevoli, ma anche coloro che hanno collaborato, in silenzio, rendendo possibile l'inferno dei campi di concentramento. E che tra quelli che non hanno mai alzato la voce per protestare, rendendosi complici, potrebbero esserci persone a lei molto vicine.




Eva Bruhns è un'interprete dal polacco che, nel 1963 a Francoforte, si trova inaspettatamente catapultata in uno dei più importanti processi contro i criminali nazisti. 

La giovane traduttrice assiste a narrazioni di scene che sembrano appartenere al peggiore dei film horror. Niente di ciò che sta sentendo, pensa, può essere accaduto realmente. Nessuno le  ha mai parlato di avvenimenti simili. Eppure...

Negli anni '60 vige ancora una sorte di censura in Germania; censura che anche la famiglia di Eva cerca di praticare, ma la giovane interprete vuole conoscere, vuole saperne di più e la sua sete di verità porterà a galla segreti importanti per il corso che assumerà la sua vita. 

Eva che si aspettava di tradurre contratti commerciali, dalla prima traduzione si trova dinanzi scenari, particolari, racconti di situazioni per lei assurde e si rivela impacciata. 
Poi, ascoltando le altre testimonianze incomincia a prendere coscienza di ciò che è effettivamente accaduto. 

È un romanzo potente che pone l'accento sul silenzio imposto negli anni del dopoguerra sui crimini commessi dalle SS.



L'autrice, ispirandosi alla madre, sottolinea un aspetto a cui non avevo dato mai importanza: quello dei tedeschi che, si trovano improvvisamente a scoprirsi ignari di ciò che era successo a pochi passi dalle loro case. 

Una parte del popolo tedesco, soprattutto quello più giovane, è rappresentato da Eva. 

Quel popolo che non ha avuto modo di capire ciò che stava effettivamente succedendo o chi, pur sapendo ogni cosa, non ha potuto urlare al mondo l'orrore dell'Olocausto.

Ciò che ha evidenziato  la scrittrice è stato il tormento psicologico vissuto da Eva e con lei, da chi avrebbe voluto ricevere un perdono che potesse cancellare il senso di colpa e di impotenza.

Con un ritmo che pian piano si fa sempre più incalzante, man mano che ci si avvicina alla verità, conosciamo i personaggi rappresentati a tutto tondo. Ognuno di essi identifica un modo diverso di reagire a ciò che è stato l'Olocausto.

L'interprete è il romanzo sull'oblio e sulla necessità di non dimenticare.

È un romanzo sull'omertà e sulla necessità di continuare a parlare. 







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