Recensione Una piccola pace di Mattia Signorini - Feltrinelli
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Una piccola pace * Mattia Signorini * Feltrinelli * pagg. 192 |
Nel 1933, poco dopo l’ascesa al potere di Hitler, un padre si mette in viaggio con il figlio, spinto dal desiderio di tornare nei luoghi delle Fiandre che hanno segnato la sua vita. Solo una volta giunto a Ypres, l’ex soldato tedesco è in grado di ripercorrere una storia che, nonostante l’atrocità della guerra, somiglia a una favola a cui bisogna semplicemente affidarsi. Al centro c’è la figura del fuciliere inglese William Turner, orfano di madre, che si è arruolato a inizio dicembre del 1914 con la convinzione che il suo servizio volontario abbia lo scopo di salvare vite, contribuendo a far cessare il conflitto entro poche settimane. La realtà riduce queste illusioni a brandelli, ma, pur stanco di combattere, William Turner si ostina a tenere fede al suo proposito. Sorretto da un coraggio del tutto diverso dall’eroismo, trova al fronte l’amicizia e incontra persino l’amore. Un romanzo potente e commovente, ispirato alla storia vera di due ragazzi che da soli hanno fermato la guerra. Due soldati semplici che su fronti opposti diedero vita alla Tregua di Natale del 1914 fra le truppe inglesi e quelle tedesche, durante la quale i soldati lasciarono le trincee nemiche per festeggiare insieme nella terra di nessuno, riconoscendo gli uni agli altri la comune umanità. Una piccola pace dentro l’orrore della Grande Guerra. Con l’empatia e la delicatezza di chi ha fiducia nei piccoli uomini capaci di grandi gesti, Mattia Signorini ci consegna una narrazione antica come una fiaba, quasi fuori dal tempo, eppure, proprio oggi, sorprendentemente attuale.
“Papà, cosa ha fatto William Turner dopo che è arrivato in trincea?”
“Ha imparato che non è la paura a renderci deboli.”
“E cos’è allora?”
“L’incapacità di comprendere chi abbiamo di fronte.”
Nei giorni di Natale del 1914, sul fronte occidentale della prima guerra mondiale, truppe tedesche e britanniche si scambiarono auguri e doni, dando vita a quella che conosciamo come "Tregua di Natale". I soldati lasciarono le loro trincee per incontrarsi nella "terra di nessuno". Nulla di organizzato, tant'è che questi episodi furono condannati e proibiti per il futuro, dagli alti comandi.
Signorini, colpito da questo evento, si è chiesto chi avesse dato inizio alla tregua. Ricerche accurate lo hanno portato a scoprire che furono un soldato inglese, William Turner e uno tedesco, Care Mülnegg.
A quest'ultimo ha voluto affidare la narrazione.
La sua voce, il suo racconto ha generato questo romanzo che, come un perfetto regalo di Natale, si sposa bene con l'atmosfera che iniziamo a respirare in questi giorni.
Una scrittura semplice, non solo perché si tratta di un racconto fatto da un padre a un figlio piccolo, ma anche perché sgrassata da ogni formalismo, tecnicismo o frivolezza che, in fondo sarebbero stati veramente inutili.
Il romanzo doveva essere realistico.
Ho avvertito subito questo aspetto. Sin dalle prime pagine. L'ho affrontata quindi con la consapevolezza di trovarmi dinanzi a una storia tragica, ma ricca di speranza.
Speranza smorzata però dalla consapevolezza che i fatti hanno avuto un corso differente.
Un linguaggio immediato, diretto, ma l'ho trovato molto musicale. Una sinfonia che ha accompagnato la presentazione dei personaggi, quasi tutti realmente esistiti, ognuno con il proprio combattimento interiore.
Questa prospettiva emerge in maniera delicata e l'ho apprezzata particolarmente.
La scrittura di Signorini è immersiva e, in questo caso, ciò ha significato avvertire il terrore, il tremore, l'odore di sangue e di trincee impregnate di vite ormai spente.
In particolare, la costruzione di un dialogo tra due soldati, fatta in maniera serrata e presentatoci con una grafica peculiare, ha marcato la capacità dell'autore di coinvolgere il lettore nell'emozioni dei protagonisti.
Grazie allo scrittore ho rispolverato questo episodio storico che non ricordavo più. Storico, ma terribilmente attuale.
Studiamo per non dimenticare, ma il gene dell'imbecillità circola ancora.
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