RECENSIONE TUTTE LE VOLTE CHE MI SONO INNAMORATO di Marco Marsullo - Feltrinelli
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TUTTE LE VOLTE CHE MI SONO INNAMORATO * Marco Marsullo * Feltrinelli editore * pagg. 256 |
Chi l'ha detto che, dopo i trent'anni, gli uomini non hanno paura di restare single? E che l'orologio biologico esiste solo per le donne? Cesare, maestro elementare napoletano, ha le idee confuse sull'amore. Tanto romantico quanto cervellotico, si nasconde dietro teorie improbabili e comici segni del destino, ma in realtà soffre per un passato di storie sbagliate, incontri surreali, colpi di fulmine e bruschi risvegli, mentre i suoi amici sembrano aver capito tutto prima di lui. A trentacinque anni, Cesare è rimasto l'ultimo single del gruppo e non sa più cosa farsene della sua libertà. Vive con il gatto Thiago, gira per la città sulla sua Vespa, ha un discreto successo con le ragazze, eppure sempre più spesso la notte torna a casa da solo, con un peso sul cuore. Quando il suo amico Sandro, prossimo alle nozze, gli consegna l'invito con un + 1 che campeggia beffardo accanto al suo nome, Cesare decide di raccogliere la sfida: ha sei mesi per arrivare al ricevimento con una fidanzata. Ma come trovare finalmente la persona giusta? Marco Marsullo si fa portavoce della sua generazione e racconta le relazioni dal punto di vista dei maschi: le loro speranze, i loro desideri, ma anche le ombre, le fatiche, la paura di fallire. Rifuggendo dalle ipocrisie e dal lamento, costruisce un romanzo lucido e ironico, profondamente attuale. Uno spaccato tragicomico sull'affanno – e la meraviglia – di innamorarsi davvero.
Forse siamo pieni, stracolmi di storie di donne che vivono amori tormentati, scelte di vita sbagliate, decisioni mai prese, con gomitoli di vita ormai talmente ingarbugliati da non trovare più il bandolo.
Siamo così colmi che quando il punto di vista diventa quello di un uomo, il romanzo che lo racconta diventa sorprendente. Se poi si unisce a una scrittura come quella di Marsullo, che ormai è una garanzia, la lettura diventa un turbinio di emozioni.
Qui il punto di vista è di Cesare. Dopo i trent'anni, con una compagnia di amici ormai sistemata, si trova dinanzi a un obiettivo da raggiungere quasi obbligato: sistemarsi anche lui.
Gabriele, Lucio, Mariano e Sandro. I primi tre hanno compiuto il passo, imposto dalla società, di trovare una sistemazione lavorativa e affettiva. Gabriele e Lucio hanno anche figli. Possono mettere il segno di spunta alle caselle sulla lista degli obiettivi vitali.
Sandro lo sta per fare: il 12 giugno si sposa e l'invito di matrimonio per Cesare vede scritto sulla busta un "+ 1" che fa scattare nel trentacinquenne, maestro elementare, un countdown avente come ticchettio una domanda esistenziale:
Se fosse davvero tutta mia la colpa se quel maledetto +1 mi brucia nella pancia?
I suoi amici gli elencano i suoi insuccessi amorosi, tutto sembra chiaro per loro: non può rimanere solo. Come se l'amore poi, guarisse dalla solitudine.
L'amore non ti guarisce dalla solitudine. Dietro questo sentimento caotico c'è una strana convinzione, un'idea che riscalda: quella che quando ami sai chi hai accanto, lo conosci al punto da esserne al sicuro...
La conoscenza però non la regala l'amore, è qualcosa che si costruisce con l'attenzione, il tempo, la costanza, tutte cose che poco hanno a che fare con la passione iniziale
Cesare ha da imparare perché la data del matrimonio è vicina e ormai rappresenta un limite temporale vitale. Osserva gli altri individuando i loro punti deboli e le loro strategie di successo quasi per trovare la giusta ricetta, con gli ingredienti e quantità ideali, e applicarla alla sua vita.
Ma sarà giusto tutto ciò?
La domanda è seria. Richiede risposte sagge.
Solo Silvia, la collega prossima alla pensione, può aiutarlo.
E lo fa.
Spiazzandolo con una semplice frase: "È una questione di ritmo".
Cesare si mette in moto, pronto a rincorrere un amore che sembra vicino, ma come un miraggio poi scompare.
In questa corsa ci saranno le cadute, ma Cesare si rialzerà sempre.
Marsullo ci accompagna dinanzi a questo processo che sembra durare sei mesi, ma in realtà dura una vita. Una vita che va vissuta e non pensata, come recita la mitica Silvia.
Una vita le cui regole non possono essere dettate dalla società perché non siamo robot che obbediscono supinamente. Gli ingredienti per la giusta ricetta sono in noi, tutto dipende da noi! Quando Cesare lo scoprirà, diventerà grande. E noi con lui.
È un romanzo psicologico vestito di tanta leggerezza da entrare più facilmente nell'animo e rivoltare quella parte di cuore che credevi ormai collocata in maniera definitiva.
Quando mi si tocca il cuore, la lacrima scende, ma come un prestigiatore, Marsullo ti distrae subito dal dolore con la sua ironia e con il suo umorismo. E ti ritrovi a ridere come se stessi bevendo con l'allegra compagnia. Marsullo è una garanzia, l'ho scritto, ma non è scontato. Con lui la noia, la banalità non sappiamo cosa sia.
È una lettura che ha un profumo di freschezza, un sapore di gioventù, ma con un retrogusto quasi inavvertitamente destabilizzante per gli interrogativi che lascia.
Punti di domanda non sulla storia, non sui personaggi, non sulla costruzione della trama, ma sul mio percorso, a mo' di esame di coscienza.
E io?
Ho amato tutti i personaggi, con tutte le loro sfaccettature (mitico l'ipocondriaco Mariano), ma due in particolare sono entrate nel mio cuore: Silvia e Bernardo.
Loro e il loro ritmo. Presenze che, in punta di piedi, ballano una danza all'unisono.
Ringrazio la
Casa Editrice e l'autore per avermi inviato una copia del romanzo
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